Francesca Albanese è stata nominata dal Consiglio sui Diritti Umani Delle Nazioni Unite nel maggio del 2022, prima del 7 ottobre 2023, il suo incarico triennale era in scadenza ed il suo compito era ” Relatrice speciale sulla situazione dei Diritti Umani del Popolo Palestinese nei territori occupati dal 1967″. Ho voluto riportare testualmente la dicitura del suo incarico, perché è importante per inquadrare bene il lavoro di Francesca ed il focus del suo rapporto. Il suo ruolo non era quello di mediare diplomaticamente, fra le ragioni dei Palestinesi e quelle degli Israeliani, nessun neutralismo, di cui le viene strumentalmente rimproverata l’assenza.
Lei doveva occuparsi dei diritti umani dei Palestinesi nei territori occupati e monitorare e riportare le eventuali violazioni ulteriori, nei confronti di un popolo che viveva in un territorio che era già stato violato dall’ occupazione arbitraria e illegittima da parte di Israele sin dal lontano 1967.
Mentre svolge il suo incarico, succede il criminale massacro terroristico del 7 ottobre ad opera di Hamas e la guerra totale promossa da Israele a Gaza.
Francesca stila il suo rapporto riportando i fatti, nei numeri, nei dati di realtà inequivocabile, sui morti, bambini in particolare, sulla distruzione delle case, delle scuole, degli ospedali, delle infrastrutture elettriche e idriche, la disperazione della popolazione civile costretta a vagare lungo la striscia di Gaza senza cibo né acqua, né medicine.
Scrive dell’impedimento alle organizzazioni umanitarie dell’ONU di portare aiuto e di distribuire aiuti alimentari e medicinali, scrive anche dei funzionari e volontari dell’ONU che vengono uccisi dalle bombe e dai raids dell’esercito Israeliano.
Cosi come dell’uccisione di decine e decine di giornalisti, come mai era accaduto prima.
Rispetto al 7 ottobre, la Relatrice speciale, oltre che contestare il fatto ad opera dei terroristi di Hamas, lo contestualizza, come farebbe ogni eccellente rapporteur.
Nel contestualizzare e rilevare che c’è un prima del 7 ottobre, non improvvisa, ne si lascia andare a considerazioni personali, che pure sarebbero assolutamente legittime, ma riferisce e riporta argomenti e considerazioni dei relatori che l’hanno preceduta ( Michael Lynk giurista canadese, Makarim Uibisono giurista Indonesiano).
Non c’ è una parola del rapporto di Francesca Albanese, che non certifichi fatti realmente accaduti, che non riporti dati di realtà, infatti non ho letto una riga di smentita in tutte le pagine al veleno pubblicate da certi giornali italiani e non solo. Le pseudo accuse che le sono state rivolte sono solo diffamazioni o pettegolezzi o congetture tese a screditarla.
Lei racconta la verità e loro non avendo un’ altra verità da contrapporre, gettano fango su di lei, sui famigliari, senza uno straccio di prova, inventano e fanno immaginare ombre nella sua vita privata. Ma questa vicenda mette in luce una inaudita gravità della situazione, molto oltre il giornalismo banditesco e mafioso. Si tratta di una guerra spietata finalizzata al genocidio di un popolo, non c’ è nessuna ragione di difesa militare nelle uccisioni quotidiane di civili palestinesi in fila per il cibo e l’acqua, ne ci può essere giustificazione di errori tecnici o di danni collaterali, la ferocia di questi assassinii risponde ad una strategia di pulizia etnica, anche la strage in chiesa è per dimostrare che non ci sono rifugi che non c’ è possibilità di sopravvivere, uccidere per convincere i superstiti, “morituri” ad andarsene, accettando la deportazione e liberare il territorio.
Rispetto a queste atrocità, il mondo non reagisce, perché nel corso del tempo sono stati demoliti forse, scientemente, tutti gli strumenti di tutela della pace e dei diritti umani.
Sono state distrutte e disarmate tutte le organizzazioni umanitarie e tutte le Istituzioni Internazionali, l’ONU, UNHCR, La CPI, Il WTO, L’OMS. Oggi diventa normale violare il diritto internazionale perché non esiste un’autorità super Partes in grado di esigerne il rispetto. Nella vicenda di Francesca Albanese, si evidenzia un ulteriore scivolamento verso la barbarie, perché sempre più flebili sono le voci che resistono e sempre più spregiudicate le azioni demolitorie.
Infatti fino ad oggi avevamo assistito ad un atteggiamento di indifferenza ed impunità, rispetto ai Rapporti ed alle Risoluzioni dell’ONU, che quindi rimanevano inapplicate e violate, oggi invece si vorrebbe addirittura punire e sanzionare chi fa i Rapporti. La responsabilità è anche di chi dovendo raccontare ed informare, minimizza la gravità di ciò che accade.
In una condizione di normalità il rapporto di Francesca Albanese, dovrebbe essere lo strumento attraverso il quale le Nazioni Unite, sanzionano Israele che ha violato, che più gravemente non si può, il diritto internazionale. Invece succede il contrario che Israele con il sostegno e la complicità degli USA, sanziona chi ha stilato il rapporto. Violando anche in questo caso le norme che assegnano la prerogativa di sanzionare un relatore speciale dell’ONU all’ONU stessa che ha affidato l’incarico.
Fortunatamente c’è ancora un margine di Resistenza, infatti Le Nazioni Unite, non solo non hanno deciso sanzioni, non solo hanno invitato gli Stati Uniti a revocare le loro sanzioni illegittime, ma hanno riaffidato a Francesca Albanese, lo stesso incarico per un altro triennio.
Ben venga la candidatura di Francesca Albanese a premio Nobel per la pace, candidatura supportata da migliaia di firme in una petizione popolare spontanea e senza sponsor mediatici e nel silenzio colpevole del nostro governo che è venuto meno anche al minimo comportamento diplomatico di difesa di una cittadina Italiana impegnata, anche a nome del nostro paese, in un incarico Istituzionale molto delicato ed importante.
Staremo a vedere quali altri candidati competeranno per questo riconoscimento e con quali titoli.
Applaudiamo questa decisione, ma dobbiamo alzare ancora di più la guardia verso il pericolo numero uno al mondo che è l’attacco alla democrazia ed alla pace. Un attacco che arriva da un movimento planetario di destre sovraniste, razziste e xenofobe, che orientano vasti strati di popolazione disorientata e confusa, incerta sul proprio presente e futuro. In molti paesi sono al governo, come in Italia ed attaccano la democrazia cercando di demolire i contrappesi, svuotando il ruolo del Parlamento, indebolendo il Presidente della Repubblica, disconoscendo il ruolo dei corpi intermedi, reprimendo penalmente il dissenso e cercando di assoggettare la Magistratura. Un piano eversivo ed anticostituzionale coerente che stanno portando molto avanti, fino al punto da trasformare gli istituti vigilanti, in vigilati, incriminabili e sanzionabili da una politica che confeziona per sé uno status di impunibilità.
Il valore più prezioso del cosiddetto occidente è la democrazia ed essa è attaccata pesantemente, non da un nemico esterno, ma dall’interno, come già era avvenuto nel secolo scorso ad opera del Fascismo e del Nazismo.
Hanno iniziato dichiarando guerra alla cultura woke, facendolo sembrare quasi un gioco si società, comunque una guerra verso minoranze, devianze e tolleranze, ma in realtà colpivano al cuore i valori della Carta dei Diritti dell’Uomo, il diritto internazionale, la pace tra l popoli e spesso con la complicità proprio di coloro che pensano che per difendersi e difendere i valori dell’occidente ci vuole la forza, quindi le armi e la guerra. Se pensi che per difenderti ci vuole la forza, hai già perso la prima battaglia, quella decisiva, quella culturale e sei destinato a perdere anche le altre.
Pietro Soldini