7° Congresso del Partito della Sinistra Europea. Documento politico. C’è una alternativa di sinistra

Vienna, 9-11 dicembre 2022

L’Europa è più dell’Unione europea, ma la politica dell’UE riguarda sostanzialmente l’intero continente. L’UE si trova da molti anni in una profonda crisi economica, sociale, ecologica, democratica e politica, causata dai suoi principi neoliberali, dalle sue regole, trattati e politiche che mirano a sostenere un sistema economico capitalista basato sulla massimizzazione del profitto privato e non sulla produzione per i bisogni delle persone e del pianeta.

Prima la pandemia, ora la guerra: entrambe aggravano le molteplici crisi già esistenti.

L’invasione russa dell’Ucraina, che ha causato la guerra, ha avuto un enorme impatto aggiuntivo, così come la crisi energetica, la speculazione sui prezzi del gas e il rischio di un’escalation nucleare, tutti elementi che minacciano il presente e il futuro dei popoli europei.

In termini economici, la crisi si esprime in una crescita debole e in uno sbilanciamento macroeconomico tra i Paesi europei con grandi eccedenze commerciali e quelli con alti livelli di debito pubblico, causando notevoli problemi per lo sviluppo economico europeo.

I prezzi dell’energia – e anche dei prodotti alimentari – stanno andando alle stelle. Questo è certamente un effetto in parte causato dalla guerra, ma anche dalla liberalizzazione del mercato dell’energia e dal controllo del settore agroalimentare e dei beni industriali non energetici da parte delle grandi imprese: questo porta alla contraddizione che, da una parte, i prezzi dell’energia sono alle stelle e, dall’altro, i grandi gruppi energetici stanno realizzando extra- profitti. I prezzi elevati dell’energia e dei prodotti alimentari causano ulteriori problemi economici e sociali, spingendo l’economia europea verso la recessione e aumentando le disuguaglianze. Il trattamento neoliberale dell’inflazione con la stretta monetaria, in mezzo alla crisi totale, sta portando l’Europa all’austerità e alla recessione per gli anni a venire.

I popoli europei sperimentano questi problemi nella loro vita quotidiana, che si riflettono in una crisi sanitaria rivelata dalla pandemia di Covid (sia per i cittadini che per il personale sanitario in grande sofferenza) e poi nella crisi energetica e nella parallela elevata e crescente inflazione. Per le persone, per le nostre società, queste molteplici crisi hanno portato a un massiccio aumento della precarizzazione delle condizioni di lavoro e di vita. L’ inflazione causata dalla speculazione capitalista e dalla guerra illustra la tentazione delle classi dirigenti europee (e internazionali) di far pagare la crisi ai cittadini, forzando i prezzi verso l’alto e massimizzando il profitto, mentre i salari reali diminuiscono e le disuguaglianze sociali ed economiche aumentano vertiginosamente: secondo il World Inequality Report del 2022, il 10% degli adulti più ricchi del mondo possiede circa il 60-80% della ricchezza, mentre la metà più povera ne possiede meno del 5%.

Inoltre, la crisi climatica, dovuta all’emissione di gas con l’effetto serra, ha già provocato ondate di calore che, in Europa e nel mondo, creano gravi problemi alla natura, con estesi incendi boschivi, siccità e bassi livelli nei fiumi, oltre a costituire una minaccia per la produttività dell’agricoltura. Siamo di fronte a sfide ecologiche come il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, che mettono in discussione il nostro modo di produrre e consumare. Tuttavia, l’UE e i governi europei non sono in grado di affrontare adeguatamente queste sfide: le misure adottate per combattere la crisi climatica sono di gran lunga insufficienti.

Anche la crisi democratica si sta aggravando; le crisi politiche dei regimi scuotono i Paesi europei. La Brexit e l’elevato astensionismo alle elezioni in tutta Europa sono le espressioni più evidenti della crisi politica. Anche l’ascesa dell’estrema destra negli ultimi anni in molti Paesi di ogni angolo d’Europa è un segnale allarmante. Questi deficit sono le conseguenze delle contraddizioni interne al capitalismo, della politica di austerità neoliberista e dei forti deficit democratici dell’UE, rappresentati dall’esercizio del potere da parte di strutture tecnocratiche non elette e prive di mandato democratico e dall’influenza diretta esercitata dalle lobby che rappresentano le grandi imprese ai vertici dell’UE.

Siamo quindi di fronte a profondi sconvolgimenti economici, sociali, ecologici e politici. I popoli europei si trovano di fronte a sfide esistenziali che sollevano la questione di come uscire da un sistema capitalista liberale che, esacerbando la competizione, aumenta le disuguaglianze, i disastri ambientali e le tensioni internazionali che portano alle guerre.

La Sinistra Europea (EL) deve quindi proporre alternative valide e praticabili a questo sistema distorto. La Sinistra Europea si batte per un’Europa democratica, sociale, ecologica e pacifica che seppellisca il patriarcato.

Le guerre e il nostro impegno per la pace e il disarmo

La guerra in Ucraina si sta intensificando e sta diventando una minaccia mondiale. L’invasione russa dell’Ucraina ha già causato la morte di migliaia di persone e ha costretto milioni di persone a emigrare, soprattutto donne e bambini. La distruzione sistematica di infrastrutture vitali sta portando alle stelle i prezzi dell’energia e dei generi alimentari in tutto il mondo, che colpiscono in particolare i poveri e coloro che lavorano e vivono in condizioni precarie.

Condanniamo l’aggressione militare della Russia contro l’Ucraina, che è un crimine secondo il diritto umanitario internazionale. Non c’è giustificazione per la guerra. Consideriamo un grave problema l’incapacità dell’Unione Europea di far rispettare gli accordi di Minsk ed esprimiamo la nostra più profonda solidarietà a tutte le persone che stanno subendo le devastanti conseguenze di una guerra che dura da più di 8 anni e che si è aggravata con l’invasione russa. Ci opponiamo fermamente a questa aggressione che viola direttamente i diritti umani ed esprimiamo la nostra solidarietà a tutte le persone che in Russia e in Ucraina resistono a questa guerra e soffrono di sistemi politici antidemocratici.

C’è una minaccia nucleare e il rischio di una generalizzazione del conflitto: questa guerra deve cessare immediatamente. Riteniamo che i prossimi passi per fermare la guerra siano:

  • un ritorno al tavolo dei negoziati,
  • un cessate il fuoco,
  • il ritiro di tutte le truppe russe dall’Ucraina.

Ci opponiamo all’annessione russa di quattro regioni dell’Ucraina, una decisione che rappresenta un’escalation della guerra e rende ancora più difficili i negoziati tra Ucraina e Russia. Inoltre, qualsiasi annessione del territorio ucraino da parte della Russia è una violazione della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale.

Vogliamo costruire un’Europa di pace, di cooperazione tra i popoli, di democrazia e di progresso, con tolleranza zero per qualsiasi risorgenza di organizzazioni naziste o fasciste, perché solo un’architettura di sicurezza collettiva – basata sui principi della sicurezza umana (come descritto nella Carta delle Nazioni Unite), sul benessere di tutti i popoli, sul diritto di tutti i popoli all’autodeterminazione, sul rispetto della sovranità e dei diritti delle minoranze, sulla neutralità, sulla democrazia, sui diritti umani e sul diritto internazionale – può garantire la pace, in Europa come altrove. Lottiamo per superare il “doppio standard” sui diritti umani e dei popoli nell’UE (ad esempio, considerando i precedenti del Kosovo e della dissoluzione della Jugoslavia) e per criteri comuni che bilancino il diritto internazionale, il diritto dei popoli all’autodeterminazione e i diritti delle minoranze.

Un mondo più giusto e pacifico deve essere costruito su accordi politici e non su alleanze militari. La NATO ha violato i suoi stessi impegni per quanto riguarda la sua espansione verso Est: ciò trasforma il continente europeo in un campo di battaglia tra potenze globali. Rifiutiamo la presenza di truppe statunitensi nel nostro continente e ci opponiamo a qualsiasi ulteriore espansione della NATO, poiché non può portare né sicurezza né pace all’Europa. La Sinistra Europea ribadisce la sua critica fondamentale e di principio alla NATO e la sua posizione di non allineamento alla NATO e agli USA.

L’invasione russa e la reazione degli Stati Uniti e della maggior parte dei governi europei dimostrano che questo conflitto militare è determinato anche da interessi geopolitici. Gli Stati Uniti lo usano per rafforzare la loro posizione egemonica in competizione con la Russia e la Cina. Noi ci battiamo per un’UE e un’Europa emancipate dall’egemonia statunitense, per una politica indipendente di promozione della pace e del rispetto del diritto internazionale.

La Sinistra Europea continua ad essere impegnata per la pace e per il disarmo globale e multilaterale. L’invasione russa dell’Ucraina è un catalizzatore dei processi di militarizzazione dell’UE in corso da decenni. L’Unione europea si sta indebolendo economicamente e viene trascinata verso spese militari sempre maggiori: non dobbiamo permettere che le carenze democratiche della struttura istituzionale dell’UE si traducano in un’ulteriore militarizzazione delle relazioni internazionali. Il drammatico aumento delle spese militari in tutta Europa deve cessare.

Tuttavia, la guerra in Ucraina non è l’unica guerra nel mondo e la Sinistra Europea riconosce che il diritto dei popoli a vivere in sicurezza è inalienabile, ovunque. Insieme ad altre forze progressiste e al movimento pacifista globale, la Sinistra Europea è fortemente coinvolta nel dibattito su una nuova architettura di sicurezza collettiva, per un mondo di pace e cooperazione. Ci opponiamo inoltre con forza alla crescente corsa agli armamenti a livello globale: questo denaro manca dolorosamente per poter affrontare i bisogni sociali delle persone e le sfide ecologiche causate dal cambiamento climatico.

Pertanto, La Sinistra Europea lancia un ampio appello a tutte le forze politiche, sociali, cittadine e pacifiste che condividono l’idea che debbano essere prese iniziative urgenti per spezzare la spirale della guerra, a impegnarsi per:

  • L’organizzazione di una conferenza internazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco globale e la creazione di un nuovo ordine internazionale basato sui principi della sicurezza collettiva e globale, che renda obsolete le alleanze militari come la NATO.
  • Le discussioni su una nuova architettura di sicurezza collettiva. Questa iniziativa consentirà anche il lancio di una COP annuale sulla pace.
  • La ripresa dei negoziati multilaterali e globali sul disarmo, in particolare nucleare, compreso il ripristino del trattato INF, la messa al bando delle armi nucleari a raggio intermedio nel continente europeo e la firma da parte dell’UE del trattato internazionale delle Nazioni Unite sulla messa al bando delle armi nucleari.

Lezioni dalla pandemia: dobbiamo migliorare e ampliare i servizi pubblici

Da più di due anni la pandemia, causata dal Covid-19, sta determinando le condizioni di lavoro e di vita in Europa. Le conseguenze economiche e sociali sono ancora più drammatiche dopo decenni di politiche neoliberiste, con i loro tagli e le privatizzazioni dei servizi pubblici e dell’istruzione. Le infrastrutture sociali e soprattutto il settore sanitario sono stati sistematicamente trascurati e sabotati, portando all’esternalizzazione delle risorse pubbliche a favore dei profitti privati.

La pandemia ci ha mostrato i problemi legati all’esternalizzazione della nostra industria e all’assenza di controllo pubblico su questioni strategiche, come la ricerca e la produzione di prodotti farmaceutici e di forniture mediche. L’oligopolio delle aziende farmaceutiche ha tratto enormi vantaggi da questa pandemia senza garantire l’accesso universale a vaccini e farmaci. Per questo motivo, continuiamo a chiedere la gratuità dei brevetti per i vaccini e abbiamo sostenuto chiaramente la campagna “Nessun profitto sulla pandemia”.

La Sinistra Europea ha reagito molto presto alla crisi del Covid-19, presentando cinque assi di proposte globali: protezione della popolazione, ripresa economica e trasformazione ecologico-sociale, democrazia, disarmo e pace, solidarietà europea e internazionale.

Chiediamo un Polo Europeo della Salute Pubblica e dei Farmaci, che coordini le attività in questo settore nell’interesse pubblico. La pandemia, che ha reso evidenti le carenze del settore sanitario, mostra l’urgente necessità non solo di migliorare il settore sanitario, ma anche di migliorare ed espandere i servizi pubblici in generale, di porre l’industria farmaceutica sotto il controllo pubblico e di garantire la nostra capacità produttiva.

La pandemia ha esacerbato le enormi disuguaglianze già esistenti. Ha reso i ricchi ancora più ricchi e i poveri ancora più poveri. Ha colpito le donne più degli uomini. Ha cambiato per sempre il nostro modo di lavorare e il nostro rapporto con il luogo di lavoro, ed è necessario introdurre norme rigorose per garantire che ciò non si traduca in abusi da parte dei datori di lavoro. In questo senso, chiediamo la regolamentazione del telelavoro e il diritto alla disconnessione.

Le donne sono le prime a soffrire dell’indebolimento dei servizi pubblici, sono quelle che lavorano di più nell’istruzione e nella sanità. La Sinistra Europea sostiene il movimento femminista nella sua lotta contro il patriarcato e per la parità di diritti delle donne in termini di retribuzione, condizioni di lavoro, avanzamento professionale e partecipazione sociale a tutti i livelli. Ciò include la difesa dei diritti riproduttivi, compreso l’aborto, che sono sotto forte attacco.

La trasformazione socio-ecologica è fondamentale

Non affrontiamo solo la guerra e la pandemia. Siamo di fronte a profondi sconvolgimenti   economici, sociali e politici causati anche dalla crisi climatica in corso. È urgente attuare misure efficaci per affrontare questa crisi a livello europeo, con il chiaro obiettivo di raggiungere la neutralità dal carbone entro la fine del decennio. È essenziale per la nostra vita preservare la biodiversità e gli ecosistemi; dobbiamo pensare a nuove relazioni tra l’uomo e la natura.

Il modo in cui produciamo e consumiamo deve quindi essere messo in discussione: abbiamo bisogno di grandi processi di trasformazione per raggiungere un livello di produzione sostenibile per il pianeta e adeguato alle nostre reali esigenze. Le nostre risorse sono finite e quindi devono essere utilizzate di conseguenza per garantire una loro equa distribuzione. La nostra capacità produttiva deve essere utilizzata per rispondere ai bisogni reali della popolazione, compreso quello di un pianeta vivibile. Dobbiamo cambiare l’attuale modello energetico neoliberale dell’UE, con una drastica riduzione delle emissioni di CO²: la produzione basata sulle energie fossili non ha più futuro e abbiamo bisogno di una nuova politica industriale europea incentrata su un’industria verde. Ciò include, tra l’altro, una nuova politica energetica, basata sulla decarbonizzazione dell’energia, con un elevato potenziale di energie rinnovabili, e una nuova politica della mobilità, incentrata su concetti di mobilità collettiva come il trasporto pubblico. Per raggiungere questi obiettivi, tutti i produttori e i fornitori di energia devono essere posti sotto il controllo pubblico.

I grandi gruppi energetici devono essere espropriati, nazionalizzati e socializzati.

Purtroppo, l’UE e i suoi Stati membri stanno facendo il contrario di tutto ciò: sostituiscono gli idrocarburi russi con quelli di altri Stati, la cui situazione ambientale e dei diritti umani non è comunque migliore; e non adottano le misure necessarie per ridurre l’uso dell’energia, per mantenere invece intatti gli interessi a breve termine delle grandi imprese. Il proseguimento dell’attuale politica avrebbe conseguenze disastrose. È necessario un cambiamento radicale. Il dibattito sulle fonti energetiche da sviluppare per rispettare gli impegni climatici necessari e per ottenere un’energia de-carbonizzata deve essere approfondito.

Le politiche neoliberiste di austerità devono essere abbandonate. È necessaria una trasformazione fondamentale e sistemica che trasferisca il controllo delle forze produttive della società in una proprietà pubblica democratica, che consenta una produzione pianificata per i bisogni delle persone e del pianeta, e non per il profitto. Il Recovery Fund “Next Generation” rappresenta un cambiamento nella politica finanziaria europea e apre nuove contraddizioni da approfondire per aprire la strada a cambiamenti radicali nelle politiche europee.

Ma non basta. Il Recovery Fund (Fondo di ripresa) non deve essere legato al semestre europeo e i mezzi finanziari per i diversi Paesi non devono essere vincolati da condizioni restrittive e antidemocratiche. Questi piani non devono essere trasformati in nuovi accordi. Il Patto di crescita e stabilità (Growth and Stability Pact) deve essere abolito e non solo sospeso, così come il Semestre europeo. Il Patto di crescita e stabilità deve essere sostituito da un nuovo patto incentrato su democrazia, coesione, convergenza economica, trasformazione sociale e sviluppo sostenibile. Questa è l’occasione per avanzare su due importanti proposte della Sinistra Europea:

  • un fondo europeo di sviluppo ecologico e sociale per i servizi pubblici e l’occupazione, finanziato dalla creazione di moneta da parte della BCE a tassi di interesse zero o addirittura negativi, come consente l’articolo 123.2 del Trattato di Lisbona, e con una governance democratica;
  • il rifinanziamento selettivo da parte della BCE dei prestiti bancari alle imprese a tassi tanto più bassi quanto più queste favoriscano gli investimenti materiali e nella ricerca, che creino posti di lavoro e formazione e riducano le emissioni di CO², e a tassi più alti quanto più riducano l’occupazione, aumentino le emissioni di carbonio e delocalizzino.

Gli obiettivi e le politiche della Legge europea sul Clima e del New Deal Verde Europeo (European Green New Deal) sono insufficienti per affrontare gli scottanti compiti del cambiamento climatico e garantire la sopravvivenza del pianeta; la logica liberale del mercato energetico europeo e la concorrenza nel settore energetico stanno alimentando la crisi. Le politiche attuali sono dettate dagli interessi del capitale. Ma è lo stesso capitale che ha creato questa catastrofe: dobbiamo rispondere all’urgenza ecologica impegnandoci in un processo di trasformazione che metta al primo posto le persone e i loro bisogni.

Abbiamo bisogno di programmi di investimento pubblico incentrati sull’ambiente, sui servizi pubblici e sulla creazione di posti di lavoro.

Per la sinistra, è essenziale la combinazione di esigenze ecologiche e sociali. Non c’è dubbio che una rivoluzione industriale verde sia necessaria. Ma allo stesso modo, devono essere protetti i lavoratori interessati da questi cambiamenti.

Il concetto di “transizione giusta “, promosso dai sindacati, combina la trasformazione ecologica con la protezione sociale. I lavoratori e i cittadini non devono solo vedere rafforzati i loro diritti in questo processo di trasformazione, ma devono anche essere direttamente coinvolti. L’occupazione e la formazione devono essere garantite.

Agire per mantenere l’occupazione e il reddito implica l’adozione di misure per modificare la selettività della politica creditizia delle banche nei confronti delle imprese. Questa selettività dovrebbe basarsi su criteri e condizioni precise: garantire il reddito e mantenere l’occupazione. Inoltre, è necessario sviluppare gli strumenti di cooperazione industriale in un’ottica di riconversione ambientale e sociale, attraverso accordi cooperativi non capitalistici e una distribuzione equilibrata della produzione in tutti i Paesi dell’UE. Ciò implica elementi di condivisione della tecnologia.

Da una prospettiva di sinistra, quindi, il legame del Green New Deal con la democrazia economica è fondamentale. Questo la distingue anche da altri concetti, perché partecipare come cittadini organizzati significa co-decidere: essere ascoltati, essere presi in considerazione ed esercitare il potere di intervento e di controllo.

Il controllo democratico è fondamentale per evitare una modernizzazione puramente capitalistica, che non è affatto verde. Abbiamo bisogno di investimenti pubblici in infrastrutture, servizi sociali come la sanità, alloggi di qualità e a prezzi accessibili, trasporti sostenibili, istruzione e cultura, nonché nella protezione dei beni comuni ambientali: acqua, aria, clima, foreste, ecc. Questi bisogni vitali di tutte le persone devono essere protetti sotto il controllo democratico delle istituzioni, delle imprese e delle banche.

Chiediamo quindi un cambiamento sistemico, un New Deal Verde di Sinistra: deve essere un concetto di trasformazione globale che combini esigenze ecologiche e sociali, la tutela del pianeta e il coinvolgimento diretto dei lavoratori nelle politiche industriali. Rompe con la politica europea neoliberista e supera i limiti dello sviluppo capitalistico, orientandosi verso il bene comune. Deve garantire l’allineamento dei popoli europei al meglio e il rispetto della sovranità delle loro scelte.

Un New Deal verde di sinistra richiede un forte controllo pubblico del settore bancario per guidare un processo di economia sostenibile. Gli investimenti pubblici, in virtù della loro origine e della loro natura pubblica, devono avere come priorità una destinazione pubblica al 100% per servizi di interesse sociale ed ecologico, non per il profitto. La Banca Centrale Europea (BCE) deve essere posta sotto controllo democratico e il denaro pubblico e i super-profitti devono essere reindirizzati a beneficio dei servizi pubblici e della transizione ecologica.

I flussi finanziari devono essere tassati. L’evasione e la frode fiscale devono essere combattute in modo efficace stilando una vera lista dei paradisi fiscali, alcuni dei quali esistono nella stessa UE, introducendo una ritenuta alla fonte sui profitti delle multinazionali e delle banche, istituendo uno status per gli informatori e convocando una COP fiscale globale sotto gli auspici dell’ONU.

Un New Deal verde di sinistra deve andare di pari passo con l’espansione dei diritti dei lavoratori. Questo può essere collegato al Pilastro dei Diritti Sociali dell’UE: contiene 20 principi riguardanti le pari opportunità e l’accesso alla formazione, nonché al mercato del lavoro, con condizioni di lavoro giuste, alla protezione sociale e all’inclusione. Con un piano d’azione, questi principi dovrebbero essere trasformati in azioni concrete a beneficio dei cittadini.

Tuttavia, questi diritti sociali devono essere vincolanti, sotto forma di un Protocollo sul Progresso Sociale nei Trattati UE. Ciò deve includere la parità di diritti delle donne in termini di salari, condizioni di lavoro, carriera professionale e partecipazione sociale a tutti i livelli. Né le libertà economiche, né le regole della concorrenza, devono avere la priorità sui diritti sociali fondamentali e, in caso di conflitto, i diritti sociali fondamentali devono avere la precedenza. Questa è una richiesta chiara anche della CES (Confederazione Europea dei Sindacati) e la Trade Unionists Network Europe (TUNE), di cui la Sinistra Europea fa parte, si batte da tempo per questo.

Il Pilastro dei Diritti Sociali e il Protocollo sul Progresso Sociale sono solo un punto di partenza. Allo stesso tempo, abbiamo bisogno di sindacati forti con un forte potere di contrattazione collettiva. Questa è la condizione fondamentale per ottenere condizioni di lavoro dignitose e salari con cui poter vivere. Le condizioni sempre più precarie dei lavoratori sono più visibili nel processo noto come “uberizzazione”, al quale dobbiamo opporci, insistendo sulla necessità di rendere uguali i diritti e i doveri per tutti i datori di lavoro e i dipendenti, compresi quelli delle piattaforme online.

Per combattere la precarietà delle condizioni di lavoro, sosteniamo le lotte sociali per la creazione e l’aumento di un salario minimo, nei Paesi in cui il movimento dei lavoratori si batte per questo. Più in generale, sosteniamo le lotte per migliori salari, gli accordi collettivi, la riduzione delle ore di lavoro senza riduzione dei salari e il miglioramento delle condizioni di lavoro in tutti i Paesi.

Ci opponiamo a qualsiasi tentativo di peggiorare le condizioni di lavoro, come la sospensione dei contratti collettivi e la riduzione dei diritti dei lavoratori. Sosteniamo i sindacati nei loro sforzi per raggiungere accordi che garantiscano posti di lavoro di qualità. Chiediamo il rafforzamento della protezione sociale, a partire dall’assistenza pubblica all’infanzia, fino ai programmi di pensionamento. I sistemi già destabilizzati da decenni di neoliberismo devono essere riparati ed estesi per includere le nuove realtà lavorative. Sosteniamo le proposte e le mobilitazioni che mirano a rafforzare i diritti dei lavoratori a opporsi ai licenziamenti e alle delocalizzazioni in borsa.

Ci opponiamo alle riforme neoliberali del mercato del lavoro, che prevedono maggiore flessibilità, minore protezione contro il licenziamento e, in particolare, la priorità degli accordi aziendali rispetto ai contratti collettivi negoziati dai sindacati.

Abbiamo bisogno di sindacati forti che collaborino con i movimenti sociali e le ONG, le organizzazioni delle donne, le iniziative dei cittadini e i partiti di sinistra. Siamo favorevoli all’estensione dell’applicabilità legale dei contratti collettivi negoziati dai sindacati. Le politiche di “lavoro equo” concordate dalle parti sociali a livello nazionale o regionale dovrebbero avere un sostegno legale.

Democrazia e diritti umani

In Europa ci troviamo sempre più spesso di fronte a tendenze autoritarie. Molto spesso la necessità di combattere la pandemia è stata usata come scusa per limitare i diritti democratici. C’è un continuo arretramento per quanto riguarda lo stato di diritto, i diritti e le libertà fondamentali, non solo in Paesi come la Polonia e l’Ungheria, governati dall’estrema destra, ma anche in altri dove la destra tradizionale sta abbracciando una retorica razzista e attaccando diritti e libertà conquistati da tempo.

L’Unione europea non è in grado di rispondere a questi problemi a causa del suo stesso deficit democratico. Gli attuali trattati europei non sono una base per una nuova costruzione europea sociale e democratica. Chiediamo quindi la revisione dei trattati per garantire un processo di integrazione regionale che sia veramente democratico e basato sulla cooperazione per garantire i diritti della popolazione e affrontare insieme problemi comuni, come il cambiamento climatico, non in base a principi neoliberali. La sovranità popolare deve costituire il fondamento di una nuova costruzione europea rispettosa della libera scelta democratica dei popoli sovrani.

La Sinistra Europea difende la democrazia e i diritti umani. Per noi, l’uguaglianza dei diritti per tutti in Europa è un obiettivo centrale. Deve essere eliminata qualsiasi tipo di discriminazione, sia essa basata sul genere, l’origine, la “razzializzazione”, la nazionalità, la religione, l’orientamento sessuale o la disabilità.

Dall’Iran agli Stati Uniti, in Europa e ovunque, le donne si stanno lottando per il diritto di decidere per sé stesse e per il proprio corpo. La Sinistra Europea sostiene il movimento femminista ovunque, sempre e completamente. La lotta al patriarcato e a tutte le violenze contro le donne deve essere una priorità in tutti i Paesi europei, utilizzando tutti i mezzi necessari: abbiamo bisogno di una trasformazione femminista della nostra società. Sosteniamo anche le comunità LGBTIQ+ nella lotta contro ogni discriminazione e per il pieno riconoscimento dei loro diritti in termini di uguaglianza e autodeterminazione giuridica di genere, parità di retribuzione, condizioni di lavoro, progressione professionale e partecipazione sociale a tutti i livelli.

La guerra in corso in Ucraina ha causato un altro gruppo etnico di rifugiati che si sono trovati a fuggire ai confini con i Paesi vicini. Fortunatamente, i rifugiati ucraini sono stati immediatamente accolti dai Paesi ospitanti e hanno ricevuto cure e protezione.

Nel frattempo, centinaia di rifugiati provenienti da altri Paesi in guerra o frammentati continuano ad annegare nel Mediterraneo, affrontando le frontiere chiuse dell’Europa, i fili spinati, la violenza, i respingimenti, il traffico di esseri umani e la prigione. La fortezza Europa ha reso il Mediterraneo la rotta dei migranti più letale al mondo.

Le persone in pericolo, da qualsiasi parte provengano, non possono essere percepite come strumento di propaganda o di manovre politiche e diplomatiche. Nessuna vita è subordinata a un’altra, nessun essere umano è illegale. La Direttiva UE 55/2001 che rende più immediata e generalizzata la protezione umanitaria, già applicata ai rifugiati ucraini, deve essere estesa a chiunque sia vittima di guerre, persecuzioni, dittature, disastri climatici o economici.

La guerra in Ucraina ci ha ricordato che chiunque, ovunque, può diventare un rifugiato. Il futuro dell’Europa non è la militarizzazione, la xenofobia, il razzismo, l’indifferenza verso il destino umano e le vittime di molteplici crimini di cui le élite politiche ed economiche europee sono spesso grandemente responsabili.

L’unica politica accettabile è quella che prevede passaggi sicuri e legali per l’ingresso in Europa, un’equa distribuzione delle popolazioni di rifugiati tra tutti gli Stati europei, l’immediato rifiuto della pratica delle frontiere chiuse, l’elaborazione di politiche comuni di accoglienza, protezione, sostegno, soccorso ai bisogni umani, rispetto e inclusione, nonché un sostegno sostanziale ai Paesi che sopportano la pressione di accogliere per primi le popolazioni di rifugiati. Un approccio identico deve essere applicato agli immigrati, affinché possano vivere con dignità, pari diritti, sicurezza e accettazione.

Chiediamo con urgenza una riforma del Sistema Europeo di Asilo e dei regolamenti di Dublino e la fine delle attuali leggi che impongono la detenzione di migranti e richiedenti asilo.

Sostenere i rifugiati e gli immigrati equivale a sostenere la democrazia, l’eredità ideologica, culturale e umanitaria europea, un passo enorme verso l’emancipazione e lo sviluppo progressivo delle società europee.

Fermare l’imperialismo con la solidarietà internazionale

L’Europa è più grande dell’Unione Europea e il mondo è molto più grande dell’Europa: molti dei problemi che ci perseguitano sono di portata globale e dobbiamo cercare soluzioni a livello internazionale.

La guerra è un fantasma che infesta molti luoghi: in Africa, nello Yemen e in Medio Oriente, solo per citarne alcuni. Anche le tensioni nel Mar Cinese Meridionale e intorno a Taiwan sono una minaccia. L’attuale corsa globale agli armamenti rende i rischi ancora più grandi. La crisi climatica è globale e, sebbene la causa sia principalmente l’emissione di gas a effetto serra che favorisce il ricco Nord del mondo, il Sud del mondo è il più colpito.

La realtà dell’inflazione è globale, tutti i Paesi ne sono colpiti in un modo o in un altro, e quindi dovrebbe essere affrontata a livello globale. Il razzismo è un fantasma con cui le forze di destra di tutto il mondo vogliono farci credere che possiamo salvarci tenendo gli altri fuori dai nostri Paesi o negando loro pari diritti. Noi siamo solidali con tutti gli esseri umani. La disuguaglianza sta crescendo su scala globale e l’1% più ricco possiede la stessa ricchezza del 50% più povero. Noi siamo per una ridistribuzione della ricchezza in modo che tutti abbiano abbastanza e nessuno abbia troppo.

Tutti questi problemi fanno parte dello stesso sistema globale, che ha un nome: imperialismo e la Sinistra Europea è un partito antimperialista, quindi combatterà questo sistema in Europa e ovunque, perché la solidarietà internazionale è un elemento chiave della strategia della Sinistra Europea.

Lavoriamo per un futuro di giustizia e solidarietà globale, e non per un futuro di divisioni nazionali, dettate da interessi capitalistici e militari. Ribadiamo la nostra solidarietà globale con i popoli che lottano per i loro diritti e le loro libertà.

Nel Mediterraneo, sosteniamo il popolo palestinese nella sua lotta contro l’occupazione israeliana e la sua autodeterminazione nel quadro di un proprio Stato sovrano basato sui confini del 1967, con Gerusalemme Est come capitale; sosteniamo il popolo curdo in Rojava e chiediamo la decolonizzazione del Sahara occidentale.

Sosteniamo le forze di sinistra, democratiche e progressiste dell’America Latina e dei Caraibi, con le quali collaboriamo intensamente all’interno del Foro de Sao Paulo. Sosteniamo con forza il popolo di Cuba per la revoca del blocco imposto dagli Stati Uniti. Esprimiamo inoltre la nostra solidarietà alla sinistra nordamericana nelle sue lotte contro la destra reazionaria, ultraliberista e razzista, soprattutto per quanto riguarda i diritti delle donne.

L’offerta politica della Sinistra Europea e la costruzione di nuove maggioranze politiche e sociali

La nostra strategia politica e le nostre attività si concentrano sulla costruzione di un’Europa più democratica, sociale, ecologica e pacifica. Gli assi delineati ci guideranno nei prossimi tre anni. Alle prossime elezioni europee, ci presenteremo come una forte forza di Sinistra Europea.

La Sinistra Europea si considera uno strumento al servizio dei suoi partiti membri, osservatori e partner, per contribuire all’evoluzione dell’equilibrio di potere in Europa a vantaggio dei popoli.

Il Forum europeo annuale delle forze di sinistra, verdi e progressiste è una piattaforma di dialogo politico e di iniziative comuni, nonché un passo avanti verso la costruzione dell’Europa che vogliamo. Il Forum dimostra che in Europa esiste un’ampia gamma di forze disponibili a lavorare su un progetto alternativo per i popoli europei. La discussione associata sulla direzione e sul contenuto degli assi politici comuni favorisce il rafforzamento delle forze della sinistra in Europa.

Continueremo a portarla avanti e a renderla ancora più forte e più ampia. La Sinistra Europea è a favore della continuazione di questa iniziativa, del suo rafforzamento, del suo allargamento e del suo sviluppo in linee concrete di richiesta e di azione tra un forum e l’altro.

Anche la cooperazione con i sindacati è molto migliorata. Alla luce delle enormi sfide e dei rischi come l’ascesa dell’estrema destra, è necessaria una sinistra forte in Europa, che collabori con altre forze progressiste. Il Forum deve essere uno spazio per discutere anche di esempi positivi di cooperazione tra forze di sinistra e progressiste in diversi Paesi e per scambiare esperienze tra organizzazioni di sinistra, sia all’opposizione, sia quelle che partecipano ai governi nazionali.

La Sinistra Europea incoraggia le iniziative intraprese per approfondire i necessari dibattiti all’interno della sinistra e le relazioni con i sindacati e i movimenti sociali, al fine di concretizzare le aspirazioni all’unità del nostro campo sociale e politico sulla base delle richieste popolari e con l’obiettivo di costituire un nuovo blocco sociale e nuove maggioranze politiche.

È necessario un cambiamento radicale delle politiche europee.

Gli elementi principali sono:

  1. Una trasformazione socio-ecologica globale orientata al benessere dei popoli, che combini le esigenze ecologiche e sociali: sosteniamo la richiesta dei sindacati per una “transizione giusta”. Una produzione basata sulle energie fossili non ha futuro: abbiamo bisogno di una nuova politica industriale, che comprenda una nuova politica energetica e della mobilità. La politica di austerità neoliberista deve essere abbandonata e il Patto di Crescita e Stabilità deve essere abolito a favore di una politica economica di interesse pubblico. La Banca Centrale Europea (BCE) deve essere controllata democraticamente e ci opponiamo agli accordi di libero scambio che stabiliscono relazioni commerciali inique e squilibrate.
  2. Uno sviluppo ecologico e sociale sostenibile non può essere raggiunto all’interno delle strutture capitalistiche. La democrazia economica è un elemento cruciale di questo processo: i lavoratori stessi devono svolgere un ruolo attivo nel processo di trasformazione. La democrazia economica richiede anche una partecipazione attiva e nuovi diritti di intervento dei lavoratori nell’organizzazione del lavoro, nella gestione, negli investimenti e negli orientamenti strategici delle imprese.
  3. Condizioni di vita dignitose per tutti: la casa e l’energia sono beni comuni e diritti umani fondamentali, non merci di mercato. Non possiamo lasciare la necessaria transizione al mercato. Per entrambi i settori sono necessari investimenti pubblici e controllo democratico per combattere la speculazione. Abbiamo bisogno di: tassazione progressiva degli alloggi multipli e sfitti; tetti agli affitti e limiti alla condivisione delle case (come Airbnb) per proteggere i costi abitativi locali; tassazione straordinaria dei profitti extra delle aziende energetiche; controllo pubblico dei grandi produttori e fornitori di energia. Le entrate derivanti da queste misure dovrebbero essere destinate a programmi di edilizia pubblica e di energia per tutti.
  4. L’espansione e la garanzia di migliori diritti sociali sotto forma di un Protocollo di Progresso Sociale. Chiediamo condizioni di lavoro dignitose e salari con cui si possa vivere. Sosteniamo i sindacati nel rafforzare il loro potere di contrattazione collettiva e tutti i progetti per garantire occupazione e formazione.
  5. L’espansione e il miglioramento dei servizi pubblici: abbiamo bisogno di investimenti pubblici nella sanità, negli alloggi, nell’istruzione e nella cultura. Chiediamo: un Polo europeo della salute pubblica e dei farmaci, per coordinare le attività in questo settore nell’interesse pubblico; il controllo democratico dell’industria farmaceutica; la gratuità dei brevetti per i vaccini.
  6. Porre fine a tutti i tipi di discriminazione, basati su genere, origine, razzializzazione, nazionalità, religione, orientamento sessuale o disabilità, ecc. Razzismo, xenofobia e discriminazione contro le donne, le persone LGBTQ+ e i migranti devono essere banditi. La protezione di tutti gli esseri umani e dei loro diritti deve essere garantita ovunque.
  7. La difesa della democrazia, della sovranità popolare e dello Stato di diritto, in Europa e altrove, nell’ambito di strutture realmente democratiche e contro strutture e politiche neoliberali e di estrema destra.
  8. L’impegno per la pace e il disarmo. La guerra in Ucraina deve finire. Chiediamo il ritorno al tavolo dei negoziati, il cessate il fuoco e il ritiro di tutte le truppe russe dall’Ucraina.
  9. È necessario un intenso dibattito su un’architettura di sicurezza collettiva. Lanciamo un ampio appello a tutte le forze politiche, sociali, cittadine e politiche affinché prendano iniziative urgenti per interrompere la spirale della guerra.

In questo modo lasceremmo ai nostri giovani e a tutte le prossime generazioni un pianeta migliore e società più eque: pace, uguaglianza e solidarietà salveranno il nostro pianeta.

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